MENTE E CUORE: la psicocardiologia

Le patologie cardiovascolari rappresentano ancora oggi una delle principali cause di disabilità nella popolazione occidentale (OMS, 2011) e la prima causa di morte in Italia (World Health Statistics, 2011).

Tuttavia, il rischio cardiovascolare può essere ridotto grazie ad opportune prassi di prevenzione. Anche dopo un infarto è possibile migliorare il benessere psico-fisico e contenere la progressione della patologia. Inoltre, oggi è possibile intervenire nell’acuzie cardiologica con tecniche meno invasive rispetto ad alcuni decenni fa (come le procedure di rivascolarizzazione, volte a ristabilire il corretto flusso arterioso aprendo una zona parzialmente ostruita). Tutto questo promuove durata e qualità di vita dopo l’evento acuto assai maggiori. Dall’altra parte, la patologia cardiovascolare diviene, in molti casi, una malattia cronica, che richiede una attiva gestione da parte del paziente, in sinergia con i trattamenti medici e farmacologici.

Nella gestione della propria salute giocano un ruolo notevole fattori psicologici e comportamentali, come abitudini alimentari, fumo, attività fisica, ansia e depressione, rabbia, stress lavorativi e familiari, comunicazione e qualità della relazione di coppia (Molinari, 2007).

L’intreccio fra malattia cardiaca e psiche è noto da secoli

basti pensare a delle comuni espressioni come “un colpo al cuore”. Dalla metà del ‘900 alcuni cardiologi hanno cominciato a studiare tale fenomeno da un punto di vista scientifico, individuando una serie di caratteristiche comportamentali e di personalità che predisponevano allo sviluppo di un problema cardiovascolare (ad es., Friedman & Rosenman, 1959; Denollet, 1988). Nel tempo, i ricercatori hanno approfondito anche altri modi con cui psiche e cuore possono interagire, ad esempio nel modo in cui le emozioni e i pensieri influenzano gli stili di vita (che a loro volta, generano salute o malattia) e nelle conseguenze psicologiche dell’esperienza con la malattia.

L’insieme di questi contributi ha posto le basi per lo sviluppo della PSICOCARDIOLOGIA, l’area della psicologia specificamente orientata a comprendere e favorire i processi che portano ad un beneficio sulla salute cardiovascolare. 

 

Che rapporto esiste fra “mente e cuore”?

Innanzitutto, bisogna considerare che ammalarsi a livello cardiaco è un’esperienza emotivamente complessa, sia per l’individuo che per la sua famiglia. Alcune persone provano sentimenti di forte angoscia, timore di una recidiva, demoralizzazione e intensa tristezza. Il corpo ha “tradito” e adesso bisogna riprendere dimestichezza con i suoi segnali, oscillando fra uno stato di allarme (ogni “dolorino” diventa occasione di angoscia) e una presa di distanza netta (faccio tutto come prima, ignorando che qualcosa è cambiato). Chiaramente, non tutti reagiscono allo stesso modo: per alcune persone può trattarsi di un disagio lieve e transitorio, precursore di un cambiamento delle abitudini di vita non salutari. Per altre persone l’ansia e la depressione possono sfociare in un disturbo dell’adattamento, che richiede un intervento di supporto psicologico mirato.

In secondo luogo, la domanda sui rapporti fra mente-e-cuore può essere posta anche in senso inverso. Come anticipato, alcune caratteristiche di personalità, disturbi di ansia e depressione, incidono sul rischio cardiovascolare. Gli studiosi hanno identificato diversi modi con cui i fattori psicologici possono influenzare la salute del cuore.

Influenza indiretta: 

  • stili di vita scorretti (alimentazione ricca di grassi e zuccheri, scarsa attività fisica, tabagismo….) incidono sui livelli di colesterolo, trigliceridi, pressione arteriosa e glicemia, a loro volta associati al danno arteriosclerotico
  • La depressione può ostacolare il riconoscimento della necessità di cure mediche (perché la persona depressa tendenzialmente si trascura) e spesso determina un aumento dei comportamenti dannosi per il cuore (come il fumo).

Influenza diretta:

  • elevati livelli di stress, ansia e depressione possono favorire cambiamenti fisiopatologici che incrementano il rischio di coronaropatie (squilibri ormonali, anomalie metaboliche, stati infiammatori, resistenza all’insulina etc.)

Chiaramente, questa distinzione è solo a fini espositivi: la realtà è sempre molto complessa e contestuale, specifica individuo-per-individuo e momento-per-momento.

 

Oggi la PSICOCARDIOLOGIA si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione da problemi di tipo cardiologico e si rivolge a:

  1. persone affette da cardiopatia congenita o acquisita
  2. familiari dei pazienti;
  3. persone a rischio di sviluppare una patologia cardiovascolare (per es., soggetti affetti da ipertensione arteriosa o da diabete)

 

Presso il mio studio offro interventi di:

  • Counselling individuale e in gruppo per pazienti

Obiettivi: elaborare i vissuti di malattia (favorendo l’adattamento psicologico), approfondire la consapevolezza dei fattori di rischio, migliorare gli stili di vita e la qualità di vita (con effetti di prevenzione secondaria), favorire la riduzione dello stress, sostenere la gestione attiva della patologia in ottica continuativa

  • Supporto ai familiari

Obiettivi: accogliere e contenere il disagio emotivo dei familiari, favorire una comunicazione di coppia efficace, accrescere le capacità della famiglia di affrontare la situazione critica (resilienza familiare).

  •  Educazione terapeutica

Obiettivi: informare sugli aspetti psicologici connessi all’esperienza con la malattia, aiutare a capire la malattia, i trattamenti e le modalità di gestione pratica ed emotiva efficaci.

Psicocardiologia – locandina

 

Se l'articolo ti ha interessato e vuoi saperne di più, contattami:

dott.ssa Stefania Pozzi

+39 333 45 29 162

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